La Strada In(sicura): Quando il Delivery Dimentica i rider
Purtroppo, le cronache degli ultimi tempi ci hanno consegnato storie strazianti: rider che hanno perso la vita sulle strade mentre svolgevano il proprio lavoro. Dietro a queste tragedie, emerge un quadro inquietante di come alcune applicazioni di delivery sembrino ignorare le normative sulla sicurezza (D.Lgs. 81/08) e dimostrino una scarsa sensibilità nella gestione degli infortuni.
Ricordiamo tutti con amarezza il caso di Glovo che ha licenziato un rider deceduto, una mossa che ha gelato il sangue nelle vene e acceso un faro sulla disumanità di certe dinamiche. Come dimenticare poi la vicenda di Deliveroo che non ha aperto la pratica di infortunio a un rider in coma perché non aveva presentato una denuncia? Un paradosso crudele che evidenzia una burocrazia cieca di fronte alla sofferenza umana. E ancora, l'assurda logica di applicazioni che non riconoscono un infortunio se non avvenuto "durante la consegna", quasi che il tragitto per raggiungere il ristorante o tornare a casa dopo ore di lavoro non comporti gli stessi rischi.
Ma fermiamoci un attimo.
Oltre a questi episodi drammatici, c'è molto, molto di più
NIdiL CGIL denuncia che sono pochissimi gli infortuni sul lavoro dei rider denunciati all'INAIL. Dal 2021 al 2023, solo 1.337 infortuni sono stati denunciati all'istituto, di cui 7 mortali. NIdiL CGIL sottolinea che il dato reale è molto più alto, con centinaia di eventi che non vengono denunciati, e che la precarietà dei rider non garantisce adeguate tutele lavorative.
Oltre gli infortuni
Rischi Fisici:
Infortuni stradali: Sono tra i rischi più elevati a causa del tempo trascorso su strade trafficate, spesso con la necessità di rispettare tempi di consegna stringenti. Ciò può portare a incidenti, cadute e collisioni.
Disturbi muscolo-scheletrici: Sollevare e trasportare carichi (anche se contenuti nel peso), posture scorrette durante la guida (soprattutto in bicicletta), vibrazioni (per chi usa scooter o moto) e movimenti ripetitivi possono causare dolori alla schiena, al collo, alle spalle, ai polsi e alle mani.
Affaticamento fisico: Le lunghe ore di lavoro, spesso in condizioni climatiche avverse (caldo, freddo, pioggia), possono portare a stanchezza cronica, debolezza e ridotta capacità di concentrazione, aumentando il rischio di incidenti.
Esposizione a condizioni climatiche estreme: Lavorare all'aperto significa essere esposti a caldo eccessivo (rischio di colpi di calore, disidratazione), freddo intenso (rischio di ipotermia, congelamento) e intemperie (pioggia, vento), che possono compromettere la salute.
Rischio biologico: Sebbene il rischio di contaminazione alimentare per il cliente sia basso seguendo le corrette procedure, i rider potrebbero essere esposti a batteri o virus se le borse termiche non vengono adeguatamente igienizzate.
Rumore: Il traffico cittadino può esporre i rider a livelli di rumore elevati, potenzialmente dannosi per l'udito a lungo termine.
Rischi Psicosociali:
Stress: La pressione per rispettare i tempi di consegna, la precarietà del lavoro, la gestione degli imprevisti (traffico, clienti insoddisfatti, problemi con le app), l'isolamento sociale e la sensazione di mancanza di controllo possono portare a stress cronico, ansia e depressione.
Violenza e aggressioni: Come evidenziato nella precedente risposta, i rider possono essere vittime di furti, rapine e aggressioni, causando traumi fisici ed emotivi.
Isolamento sociale: Il lavoro solitario e la mancanza di interazione sociale regolare con colleghi possono contribuire a sentimenti di solitudine e isolamento.
Malattie Professionali:
A seguito dei rischi sopra citati, i rider possono sviluppare diverse malattie professionali, tra cui:
Tendiniti edEpicondiliti: dovute ai movimenti ripetitivi e alle vibrazioni.
Sindrome del tunnel carpale: causata dalla compressione del nervo mediano al polso.
Artrosi: dovuta al carico fisico e alle posture scorrette.
Problemi alla colonna vertebrale: come lombalgia e sciatalgia, causati da posture errate e sollecitazioni continue.
Disturbi d'ansia e depressione: legati allo stress cronico e alle condizioni di lavoro precarie.
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