Un Click e Sei Condannato: Quando l'Algoritmo di Glovo Ignora la Nostra Realtà
Ancora una volta ci troviamo qui, a denunciare un sistema che ci schiaccia, che ci umilia, che ci considera meno di un numero su uno schermo. Parliamo di Glovo, e di quella pratica inaccettabile che trasforma un semplice click in una condanna senza appello per noi rider.
Quante volte è successo? Troppe. Il copione è sempre lo stesso: il cliente "furbo" di turno riceve il suo ordine fumante, magari una pizza o un sushi pagato con comodo anticipo. Poi, con la stessa facilità con cui ha ordinato, alza il telefono e dichiara all'assistenza di non aver ricevuto nulla. Nessuna verifica seria, nessuna chiamata al rider per ricostruire la dinamica della consegna. Solo un verdetto immediato e inappellabile: il rider è colpevole, deve restituire i soldi, e poi… poi si vedrà.
Poi si vedrà? Ma cosa c'è da vedere? Noi siamo lì, giorno dopo giorno, con il sole, la pioggia, il vento, a pedalare o sfrecciare nel traffico per garantire che quell'ordine arrivi a destinazione. Ci mettiamo la faccia, la fatica, il nostro tempo prezioso. E per cosa? Per essere trattati come truffatori potenziali alla prima lamentela di un cliente?
Ancora una volta, la bilancia pende inesorabilmente dalla parte del cliente, elevato a intoccabile, mentre il lavoratore viene sminuito, ignorato, considerato un costo facilmente sacrificabile. Glovo si erge a giudice supremo, difendendo il cliente a spada tratta, in maniera arbitraria e unilaterale, senza nemmeno degnarsi di ascoltare la nostra versione dei fatti.
Questa non è giustizia, è un sopruso. È la dimostrazione plastica di come queste piattaforme, pur basando il loro intero business sul nostro lavoro, ci considerino pedine sostituibili, numeri da manipolare.
In questo scenario desolante, però, un barlume di speranza esiste. Dobbiamo riconoscere che Deliveroo ha saputo trovare una soluzione concreta per arginare queste dinamiche inique. Il sistema del codice di conferma di consegna, richiesto al cliente e fornito dal rider, rappresenta un passo avanti fondamentale per tutelare il nostro lavoro e scoraggiare i furbetti.
Perché Glovo non adotta lo stesso sistema? Cosa li spinge a perpetuare un meccanismo che ci danneggia così profondamente? Forse perché è più comodo e meno dispendioso scaricare le perdite sulle nostre spalle?
Noi rider non siamo invisibili. Il nostro lavoro ha valore e merita rispetto. Non possiamo più tollerare di essere condannati con un semplice click, senza la possibilità di difenderci. Chiediamo a gran voce un cambiamento, un sistema più equo e trasparente che tenga conto del nostro impegno e della nostra onestà.
Commenti
Posta un commento