Rider Senza Tetto: L'Emergenza Abitativa Silenziosa che Tocca il Cuore delle Nostre Città



Siamo abituati a vederli sfrecciare sulle nostre strade, zaino in spalla, instancabili nel consegnarci il pranzo o la cena. Sono i rider, una forza lavoro essenziale, soprattutto in questi tempi di cambiamento. Ma dietro la loro apparente autonomia e dinamicità, si nasconde spesso una realtà ben più dura: l'emergenza abitativa.

Non è vittimismo, ma una constatazione amara e una denuncia vibrante che nasce dalla precarietà di contratti spesso intermittenti, da collaborazioni autonome che non offrono stabilità e, troppo frequentemente, da un razzismo strisciante che rende ancora più difficile trovare un alloggio dignitoso.

Le dinamiche che vediamo nei campi agricoli, con i braccianti costretti a vivere in condizioni inaccettabili e subaffittati da caporali senza scrupoli, si ripropongono, con sfumature diverse ma altrettanto gravi, nel cuore delle nostre città. Dietro quella porta accanto alla nostra, potremmo trovare cinque o sei rider costretti a una convivenza forzata, magari vittime di chi affitta loro un account di lavoro in cambio di denaro, approfittando della loro mancanza di documenti.

E poi c'è la figura del "capo casa" improvvisato, che "ospita" – ovviamente a pagamento, spesso a cifre esorbitanti come 100 euro a persona – connazionali in attesa di asilo politico, con contratti di lavoro discontinui o semplicemente troppo poveri per offrire le garanzie richieste da agenzie immobiliari e proprietari.

Certo, esiste l'eccezione. Ma non possiamo ignorare la persistenza di dinamiche oscure, come quelle legate al famigerato "re dei palazzinari", le cui attività, nonostante le denunce, continuano a prosperare con il semplice cambio di intestazione. Cambiano i nomi, ma non la sostanza: appartamenti fatiscenti, spesso in periferia, affitti insostenibili e, in caso di ritardo o mancato pagamento, metodi di riscossione che sconfinano nel criminale, con sfratti notturni, porte sfondate e minacce.

La cosa più sconcertante è che le istituzioni sono tutt'altro che cieche di fronte a questa realtà. Le denunce dei singoli cittadini e quelle, ancora più incisive, degli organi di stampa, sono lì a testimoniarlo. Eppure, il silenzio assordante delle istituzioni è assordante. Non si interviene, non si mettono in campo misure concrete per arginare un problema che, lo ribadiamo con forza, non riguarda solo i rider.

E i numeri parlano chiaro, anche se con margini di incertezza che rendono la situazione ancora più allarmante. A Torino, si stimano decine di migliaia di appartamenti inutilizzati: 22.000 secondo il Comune, addirittura 78.000 secondo la Fondazione don Mario Operti. Un patrimonio immobiliare immenso che potrebbe dare respiro a tante persone in difficoltà, ma che rimane bloccato, spesso in attesa di speculazioni o preda di dinamiche opache.

È ora di rompere questo silenzio assordante. È ora che l'indignazione superi l'indifferenza. L'emergenza abitativa dei rider, come quella di tanti altri invisibili che vivono ai margini delle nostre opulente città, è un sintomo di una ferita profonda nel nostro tessuto sociale. Ignorarla significa voltare le spalle ai nostri valori di solidarietà e giustizia.

Cosa ne pensate? Quali soluzioni possiamo immaginare insieme per affrontare questa emergenza? Lasciate un commento e condividiamo le nostre idee.

 

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