Rider: Tra "Autonomia" Illusoria e Contratti Poveri, Senza la Rete di Sicurezza degli Ammortizzatori Sociali


 La flessibilità e la polivalenza spesso decantate nel mondo del delivery si scontrano con una realtà ben più precaria per i rider. Come evidenziato, la collaborazione con più piattaforme non nasce da una scelta di vera autonomia, ma dalla necessità di compensare contratti deboli e pacchetti orari insufficienti a garantire una stabilità economica. Ci troviamo di fronte a un paradosso: una "subordinazione" mascherata da autonomia, dove entrambi i modelli contrattuali si traducono in insicurezza e scarsa retribuzione.

Questa ambiguità contrattuale genera problematiche significative, soprattutto quando sopraggiungono eventi imprevisti. Prendiamo il caso di un rider formalmente assunto con contratto di lavoro subordinato che, a seguito di una contestazione disciplinare e di un conseguente licenziamento, si trova nell'impossibilità di accedere agli ammortizzatori sociali come la NASpI. Il motivo? La partita IVA ancora attiva, retaggio di precedenti o contemporanee collaborazioni con altre piattaforme.

Questa situazione paradossale mette in luce una delle grandi anomalie del sistema: un rider, pur avendo perso un impiego formalmente subordinato, viene escluso dal sostegno al reddito a causa di una partita IVA che, spesso, rappresenta non una scelta imprenditoriale solida, ma una necessità per arrotondare guadagni insufficienti.

In sintesi, le diverse anomalie contrattuali che caratterizzano il mondo del delivery non si limitano a precarizzare il presente dei rider, ma creano disagi significativi anche nel momento del bisogno, come la perdita del lavoro. L'impossibilità di accedere a tutele fondamentali come gli ammortizzatori sociali espone questi lavoratori a una vulnerabilità ancora maggiore, lasciandoli senza una vera rete di sicurezza in caso di difficoltà.

È impellente una riflessione seria e approfondita sulle forme contrattuali applicate ai rider. È necessario superare questa zona grigia tra subordinazione e autonomia, definendo modelli contrattuali che garantiscano non solo una retribuzione dignitosa e condizioni di lavoro adeguate, ma anche l'accesso a quei fondamentali strumenti di welfare che rappresentano un diritto per ogni lavoratore, a prescindere dalla forma contrattuale. Solo così si potrà dare un vero valore al lavoro dei rider, riconoscendo la loro importanza nel tessuto economico e sociale, senza lasciarli soli di fronte alle incertezze del futuro.

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