Selfie Inefficaci e Caporalato Digitale: Il Riconoscimento Facciale Fallisce la Prova
Le piattaforme di delivery, nel tentativo di arginare il fenomeno del caporalato, hanno introdotto da tempo sistemi di riconoscimento facciale. L'idea era semplice: un selfie del rider all'inizio del turno avrebbe dovuto garantire che la persona al lavoro fosse effettivamente il titolare dell'account, smascherando così eventuali intermediari illeciti.
Un Sistema Nato Male e Continuamente Smentito
Tuttavia, questo sistema, fin dalla sua implementazione, si è rivelato inefficace e facilmente aggirabile. Le criticità sono molteplici e ben note:
Condizioni Ambientali Avverse: L'oscurità della sera, le intemperie o semplicemente una scarsa illuminazione mettono in crisi il software di riconoscimento, bloccando ingiustamente rider legittimi e creando frustrazione.
Tecnologia Insufficiente: Il livello tecnologico di questi sistemi si è dimostrato inadeguato a superare le astuzie dei caporali digitali.
Il Caporalato 2.0 Prospera Dietro i Selfie Fallimentari
La realtà è che il caporalato nel settore del delivery è tutt'altro che debellato. Anzi, si evolve e trova nuove forme per prosperare. I "caporali 2.0" continuano a concedere i propri account a terzi, eludendo i controlli del riconoscimento facciale con sistemi sempre più sofisticati.
Come già evidenziato nel nostro precedente articolo, esistono metodi collaudati per aggirare non solo il riconoscimento facciale ma anche i sistemi di ranking e punteggio, strumenti pensati per premiare i rider virtuosi e penalizzare comportamenti scorretti.
Un Cerotto su una Ferita Profonda
Il riconoscimento facciale, così come implementato, si rivela un palliativo, un semplice cerotto su una ferita profonda. Non affronta le radici del problema e non riesce a contrastare efficacemente le dinamiche illecite che sfruttano i lavoratori.
Oltre il Selfie: Servono Soluzioni Vere
È ora di abbandonare soluzioni superficiali e concentrarsi su interventi strutturali che mirino a:
Verifiche più stringenti e diversificate sull'identità dei rider.
Controlli incrociati sui dati e sull'attività degli account.
Maggiore trasparenza nei meccanismi di assegnazione del lavoro.
Un impegno concreto delle piattaforme nel contrastare attivamente il caporalato, investendo in tecnologie più avanzate e collaborando con le autorità competenti.
Finché ci si limiterà a selfie fallimentari, il caporalato digitale continuerà a prosperare, minando i diritti dei lavoratori e distorcendo un intero settore. È tempo di passare dalle promesse ai fatti, implementando soluzioni realmente efficaci per garantire un lavoro dignitoso e sicuro per tutti i rider.
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