80 KM per 12,80€: La Folle Realtà del "Lavoro Autonomo"


 

Ottanta chilometri. Ottanta interminabili chilometri, macinati sull'asfalto, per consegnare un pasto caldo alla porta di qualcuno. Sembra una scena surreale, una distopia del mondo del lavoro. Eppure, per molti di noi che indossiamo la divisa di Deliveroo (o di altre piattaforme), questa non è finzione, ma una potenziale, amara realtà.

E il "folle" non è solo la distanza. Ancora più agghiacciante è il compenso promesso per questa maratona urbana: 12,66 euro per un'ora e ventinove minuti di "collaborazione autonoma".

Follia? No, amici. Questo ha un nome preciso: schiavismo. Un sistema abilmente camuffato sotto l'etichetta di "flessibilità" e "indipendenza", ma che nella sua essenza sfrutta la nostra necessità, il nostro desiderio di guadagnarci da vivere.

Come possiamo definire altrimenti un compenso orario che non riconosce il costo del mezzo, l'usura fisica, i rischi della strada, il tempo effettivo impiegato (che spesso supera di gran lunga l'ora e mezza "pagata")?

E poi c'è lui, l'ombra incombente, l'algoritmo nascosto, più volte denunciato, che decide le nostre sorti, le nostre tariffe, le nostre opportunità di guadagno, senza alcuna trasparenza, senza possibilità di appello. Siamo burattini nelle mani di un sistema opaco, che premia la velocità sfrenata a discapito della sicurezza, che ci spinge a accettare consegne sempre più lunghe e mal pagate per non essere penalizzati.

Ci chiamano "collaboratori autonomi", ma siamo soggetti a regole non scritte, a valutazioni arbitrarie, a una logica di profitto che ci considera semplici numeri, pedali usa e getta.

Basta con questa ipocrisia! Basta con le narrazioni edulcorate di un lavoro "smart" e "libero". Questa è sfruttamento puro e semplice, mascherato da innovazione tecnologica.

Ottanta chilometri per 12,66 euro non è lavoro, è un insulto alla dignità umana.

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