Glovo e il Free Login: Fumo negli Occhi per Nascondere lo Sfruttamento?


 Ancora una volta, le piattaforme di delivery ci prendono in giro. L'introduzione del "free login" da parte di Glovo, sulla scia di Deliveroo, puzza lontano un miglio di tentativo maldestro di mascherare un algoritmo sempre più sospetto. Un algoritmo che, diciamocelo chiaramente, è il cuore di un sistema che ci vorrebbe far passare per autonomi quando invece i fatti parlano chiaro di una vera e propria subordinazione. E tutto questo avviene sotto il naso di una normativa europea che, a parole, dovrebbe tutelarci.

La cosa che fa ancora più rabbia è ripensare alle tanto sbandierate "interlocuzioni" con le istituzioni, quelle chiacchiere che avrebbero dovuto portare a una regolamentazione seria del nostro contratto. A quanto pare, mentre si parlava, le piattaforme tramavano alle nostre spalle.

E non finisce qui. Assistiamo ancora una volta al lato oscuro di queste app: dialoghi con i sindacati, certo, ma nessuna trasparenza sulle operazioni che ci riguardano direttamente. Vendite di Deliveroo, nuove partnership… decisioni che si traducono inevitabilmente in un aumento del nostro carico di lavoro, mettendo a repentaglio la nostra sicurezza e la nostra salute, vengono prese senza che noi ne sappiamo nulla.

Per noi rider, queste dinamiche sono incomprensibili quanto inaccettabili. Una cosa però la capiamo benissimo: il free login di Glovo porterà le stesse conseguenze negative che già vediamo con Deliveroo. Attese estenuanti e non pagate, con la differenza che, con una flotta già gonfia, la concorrenza per ogni singolo ordine sarà ancora più spietata. Poter essere online "quando si vuole" si traduce, di fatto, in lavorare ancora meno e guadagnare ancora meno.

Eppure, la nostra richiesta è sempre la stessa, chiara e semplice: il tempo d'attesa deve essere retribuito. Il nostro turno inizia nel momento in cui siamo disponibili, pronti a scattare per consegnare un pasto o una spesa. Non siamo statue che aspettano un segnale.

Non siamo ingenui. Non crediamo che le nostre richieste non vengano capite o che siano considerate irragionevoli. La verità è che vanno in conflitto diretto con il loro vero piano: non un progetto industriale, ma un disegno politico ben preciso, quello di sottomettere completamente i lavoratori, negando ogni nostro diritto.

Ricordiamoci che noi rider siamo solo una piccola parte di un sistema che sta erodendo i diritti di tutti. Ma non dimentichiamoci che, molto presto, queste logiche di sfruttamento potrebbero essere estese a molti altri settori. È ora di svegliarsi e di far sentire la nostra voce. La dignità del lavoro non è un optional, e non la svenderemo per un algoritmo.

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