Glovo Free Login: Una Falsa Promessa Contro il Caporalato?
Il "free login" di Glovo viene sbandierato come un mantra, una soluzione magica per combattere il caporalato e premiare i rider onesti. Certo, la prospettiva di potersi connettere liberamente sembra allettante, e molti colleghi, stanchi delle dinamiche opache e dei presunti favoritismi, hanno accolto la notizia con un sospiro di sollievo, illudendosi di aver finalmente risolto i loro problemi.
Ci illudiamo forse di aver eliminato il problema dei bot, quei programmi pirata che Glovo conosceva benissimo, come più volte abbiamo denunciato? Forse sì, ma a quale prezzo? Non ci rendiamo conto che più rider sono online contemporaneamente, meno ordini saranno disponibili per ciascuno. Una matematica semplice, che rischia di trasformare la libertà di connessione in una lotta per la sopravvivenza a colpi di "refresh" compulsivi.
Ci dimentichiamo forse di Deliveroo, l'applicazione che da anni adotta il free login? Lì, l'algoritmo esiste ancora, silente ma potente, che piaccia o no. Nonostante la facciata di libertà, le dinamiche di assegnazione degli ordini restano spesso oscure e, diciamocelo chiaramente, premiano ancora chi è più veloce, magari con mezzi più performanti.
Ecco che si insinua un'altra illusione: quella di una caccia alle streghe interna tra colleghi. L'applicazione sembra quasi volerci distrarre, puntando il dito contro presunti "furbetti" per farci dimenticare le proprie mancanze, le proprie opacità, le proprie decisioni che impattano direttamente sui nostri guadagni e sulle nostre condizioni di lavoro.
Non caschiamoci. Il free login non è la panacea di tutti i mali. Se non accompagnato da una reale trasparenza sull'algoritmo, da una retribuzione equa per il tempo di attesa e da un vero riconoscimento dei nostri diritti, rischia di essere solo un'altra mossa per diluire ulteriormente i nostri guadagni e metterci gli uni contro gli altri.
Non festeggiamo troppo presto. Teniamo gli occhi aperti e continuiamo a chiedere chiarezza e giustizia. La vera battaglia contro lo sfruttamento non si vince con un semplice cambio di interfaccia.
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