Il Colore dello Zaino: Semaforo Rosso per i Diritti dei Rider?


 È tempo di far luce su una realtà scomoda e ingiusta che affligge migliaia di lavoratori in tutta Italia: quella dei rider. Un mondo dove il colore dello zaino, o forse sarebbe meglio dire il tipo di contratto, sembra determinare se si ha diritto o meno a tutele e dignità, pur svolgendo lo stesso identico lavoro, le stesse mansioni, con la stessa fatica.

Ci viene detto che siamo "polivalenti". E lo sappiamo benissimo: dieci ore di contratto non bastano a campare. Così, si integra con l'autonomia, una flessibilità tanto decantata quanto illusoria. Perché diciamocelo chiaro: con le recenti modifiche degli algoritmi "nascosti", quell'autonomia non è quasi mai sufficiente a garantire una vita dignitosa. E allora, si passa alla subordinazione.

Questa dinamica perversa crea una realtà a dir poco kafkiana. Dalle 12 alle 14, forse, abbiamo un minimo di diritti e doveri riconosciuti. Ma appena scatta l'ora delle 18 e si prosegue fino alle 22, tutti i diritti svaniscono nel nulla, lasciando spazio solo ai doveri, imposti e determinati da un algoritmo capriccioso e opaco.

Un vecchio proverbio direbbe che non siamo né carne né pesce. Ed è esattamente così che ci sentiamo: a metà tra un lavoratore autonomo senza tutele e un dipendente molte volte con contratti poveri. Una condizione precaria, ingiusta e insostenibile.

È ora di dire basta. I rider non sono pacchi da consegnare, ma persone con bisogni, diritti e dignità. Chiediamo:

Trasparenza sugli algoritmi: basta decisioni prese nell'ombra che influenzano il nostro reddito e le nostre condizioni di lavoro.

Contratti chiari e tutele universali: a prescindere dal tipo di contratto, chi svolge lo stesso lavoro deve avere gli stessi diritti.

Un reddito minimo garantito: l'autonomia non può essere una scusa per il sotto-pagamento e la precarietà.

Sicurezza sul lavoro: non possiamo rischiare la vita ogni giorno senza adeguate protezioni e assicurazioni.

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