Rider Invisibili, Profitti Visibili: L'Algoritmo Iniquo che Ci Penalizza

 

Siamo i rider, l'esercito silenzioso che ogni giorno, con qualsiasi condizione meteo, porta cibo e beni nelle vostre case e uffici. Siamo il volto umano di un'economia digitale in continua espansione. Ma dietro la nostra instancabile operatività, si cela un problema strisciante, un'ombra algoritmica che mina il nostro sostentamento: il perverso meccanismo di valutazione che ci penalizza ingiustamente a causa dei malfunzionamenti delle app.

Non stiamo parlando di una singola giornata storta, di un ritardo dovuto al traffico. Parliamo di un sistema che, cieco di fronte alle proprie inefficienze, ci punisce per la sua stessa instabilità. L'algoritmo che dovrebbe misurare la nostra presenza ed efficienza non ci "vede" quando l'app non funziona. Risultato? Veniamo considerati inattivi, la nostra posizione nel ranking per la prenotazione delle ore di lavoro precipita, e le ore disponibili per collaborare si riducono drasticamente.

È un circolo vizioso inaccettabile. Non siamo noi, rider, i responsabili dei bug, dei crash improvvisi, dei server sovraccarichi che ci lasciano inermi, in attesa di un segnale che non arriva. Eppure, siamo noi a pagarne il prezzo più alto, vedendo il nostro potenziale guadagno dissolversi a causa di un sistema che non si assume la responsabilità dei propri difetti.

E la beffa si aggiunge al danno. Mentre noi lottiamo con un'applicazione capricciosa, le piattaforme continuano a macinare profitti. Profitti generati anche dalla pubblicità involontaria che noi stessi facciamo, sfrecciando per le città con i nostri zaini loggati, diventando cartelloni pubblicitari ambulanti in ogni semaforo, in ogni piazza, in ogni attesa vana che l'app torni a funzionare.

Ci chiediamo: è giusto che un'azienda guadagni grazie alla nostra visibilità, sfruttando la nostra forza lavoro come veicolo promozionale costante, senza garantire un'applicazione efficiente e stabile che ci permetta di lavorare dignitosamente?

È ora di alzare la voce. Non siamo semplici ingranaggi di un sistema digitale. Siamo lavoratori, con famiglie da mantenere, bollette da pagare, e il diritto di essere retribuiti equamente per il nostro impegno. Non possiamo più accettare di essere penalizzati economicamente per le mancanze altrui.

Chiediamo alle piattaforme di delivery di riconoscere la propria responsabilità, di investire seriamente nella stabilità e nell'efficienza delle loro applicazioni, e di rivedere urgentemente gli algoritmi di valutazione che ci puniscono ingiustamente.

Siamo pronti a collaborare per trovare soluzioni eque. Ma non resteremo in silenzio di fronte a un sistema che ci rende invisibili quando l'app non funziona, ma ben visibili quando si tratta di generare profitti.

La pazienza dei rider ha un limite. È ora di cambiare rotta.

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