Quando il doppio squillo al campanello diventa una minaccia: la realtà dietro le consegne a domicilio



 Le app di delivery hanno rivoluzionato le nostre vite, rendendo tutto più comodo e veloce. Ma dietro questa facciata di efficienza, si nasconde una realtà complessa, fatta di pressioni, stress e, a volte, veri e propri episodi di tensione. L'ultima notizia che circola parla di un rider che avrebbe minacciato un cliente per non essere sceso subito a ritirare l'ordine. Un episodio isolato, forse, ma che solleva il velo su dinamiche preoccupanti.

La corsa contro il tempo: il cottimo e le sue conseguenze

Come rider, spesso ci troviamo di fronte a situazioni che mettono a dura prova la nostra pazienza. Capita che i clienti non inseriscano il cognome o lascino contatti inesistenti, costringendoci a perdere minuti preziosi per una singola consegna. Minuti che, per un lavoro basato sull'algoritmo e, di fatto, sul cottimo, si traducono in mancati guadagni.

Non vogliamo in alcun modo giustificare le minacce o comportamenti violenti. Ma è fondamentale denunciare come il sistema del cottimo crei uno stato di stress elevatissimo nei rider. Non è un caso isolato: a Firenze abbiamo assistito a scene in cui rider di Glovo arrivavano a scontrarsi fisicamente per la precedenza nel ritiro di un ordine. Questo ci fa capire la pressione insostenibile che queste figure subiscono ogni giorno.

Selezione e comunicazione: un nodo da sciogliere

Un altro aspetto critico riguarda la selezione dei rider da parte delle piattaforme. Spesso, vengono assunti lavoratori extracomunitari che, pur con tutta la buona volontà, hanno difficoltà nell'esprimersi in italiano. Questa barriera linguistica, unita alla fretta e, diciamocelo, talvolta alla pigrizia del cliente, può trasformarsi in un malinteso che viene percepito come una minaccia. Non è tollerabile che la comunicazione sia un ostacolo, mettendo a rischio sia il rider che il cliente.

Il silenzio di fronte alla violenza

Negli anni, abbiamo assistito a numerosi episodi di violenza nei confronti dei rider: aggressioni da parte di baby gang, pestaggi da parte di clienti insoddisatti. E in tutto questo, aziende come Glovo sono rimaste in un silenzio assordante. È inaccettabile che chi fornisce il servizio non si preoccupi di tutelare i propri collaboratori (o, come li definiscono, "partner").

È tempo che si apra un dibattito serio su queste tematiche. Non si tratta solo di "consegnare cibo", ma di garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure per migliaia di persone che ogni giorno, con la pioggia o con il sole, ci portano il pranzo o la cena a casa.



Fake news o cruda realtà? Quando le app di delivery sacrificano sicurezza e dignità per il profitto

Un articolo che circola insistentemente sulle prime pagine dei motori di ricerca, che si tratti di una "fake news" o meno, solleva una questione cruciale: la presunta minaccia di un rider a un cliente. Questo episodio, reale o fabbricato, merita una risposta decisa e una nuova denuncia verso le applicazioni di delivery. È evidente che, nella loro incessante corsa al profitto, queste piattaforme finiscono per non tutelare né i lavoratori né, in ultima analisi, i clienti.

La logica del profitto a ogni costo

Il modello di business delle app di delivery è costruito sulla rapidità e l'efficienza, spingendo i rider a operare sotto pressione costante. Il sistema a cottimo, mascherato da "libertà e flessibilità", si traduce in una vera e propria mercificazione del tempo e dello sforzo. Ogni minuto perso, ogni imprevisto, erode il già esiguo guadagno del rider. Questa pressione esasperata può, purtroppo, portare a situazioni di tensione, frustrazione e, nei casi peggiori, a comportamenti inaccettabili.

Non possiamo permettere che un singolo episodio, vero o falso che sia, diventi un pretesto per denigrare un'intera categoria di lavoratori. La vera colpa non è del singolo rider stressato, ma di un sistema che lo rende tale.

La mancata tutela dei lavoratori: il lato oscuro delle app

Le denunce riguardo le condizioni di lavoro dei rider sono ormai all'ordine del giorno. Dal salario misero alle coperture assicurative insufficienti, dalla mancanza di tutele sanitarie all'assenza di ferie e malattie retribuite. I rider sono spesso lasciati soli ad affrontare i rischi della strada, le intemperie, e persino le aggressioni.

Le piattaforme si nascondono dietro l'etichetta di "lavoratori autonomi", ma la realtà è ben diversa: i rider sono legati da un algoritmo che ne determina ogni movimento, ogni consegna, ogni guadagno. Non c'è vera autonomia, ma una dipendenza economica mascherata.

La sicurezza del cliente: un interesse secondario?

Ma la questione non si limita ai lavoratori. Anche la sicurezza e la soddisfazione del cliente rischiano di essere compromesse. Se un rider è sotto pressione, se la sua paga dipende da ogni singola consegna, la qualità del servizio può risentirne. Episodi come quello della presunta minaccia, veri o falsi, minano la fiducia nel sistema.

Inoltre, la selezione del personale da parte delle piattaforme appare spesso superficiale. Come abbiamo già sottolineato, la difficoltà di comunicazione dovuta alla lingua o la mancanza di un adeguato supporto in caso di problemi possono generare fraintendimenti che, in un contesto di stress, possono degenerare.

Un appello all'azione: è ora di agire

È tempo che le piattaforme di delivery si assumano le proprie responsabilità. Non è più sufficiente nascondersi dietro comunicati stampa e "linee guida". Serve un cambiamento radicale:

Revisione del modello a cottimo: garantire un salario minimo orario e tutele contrattuali adeguate.

Maggiore attenzione alla sicurezza: fornire ai rider l'equipaggiamento necessario e un'assicurazione completa.

Formazione e supporto: investire nella formazione linguistica e relazionale per i rider, e offrire un supporto clienti efficace per risolvere eventuali problematiche.

Trasparenza e dialogo: avviare un dialogo costruttivo con i sindacati e le associazioni di categoria per affrontare le problematiche in modo serio e strutturale.

Il presunto episodio di cronaca, sia esso verità o invenzione, ci ricorda che dietro ogni consegna c'è una persona, con le sue fatiche e i suoi diritti. Ignorare questi aspetti significa sacrificare la dignità umana sull'altare del profitto. Ed è un prezzo trop

po alto da pagare


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