Quando la prevenzione diventa un attacco politico

Le recenti ordinanze sul caldo, adottate in alcune regioni per tutelare i lavoratori che operano all'esterno, rappresentano un passo avanti concreto. Per la prima volta, si è prestata attenzione a una categoria particolarmente vulnerabile: i rider, monitorati in ogni loro movimento dalle app. Questo strumento, che obbliga le aziende a sospendere le consegne durante le ore più calde, è una risposta a un'emergenza che, solo di recente, ha causato tre decessi in Italia di lavoratori.


Eppure, questa misura, che avrebbe dovuto essere accolta con favore, ha scatenato un'ondata di polemiche. La discussione, giusta e legittima, sul mancato salario durante le ore di stop si è trasformata in un vero e proprio attacco politico, un pretesto per strumentalizzare un problema serissimo.

Ma dove erano queste voci quando un rider a Bologna rischiava la vita viaggiando in una strada diventato un  fiume in piena? In quell'occasione, lo sdegno è durato il tempo di qualche post sui social per poi svanire nel nulla.


La prevenzione non può e non deve essere un lusso, o un argomento da usare a proprio piacimento. Non possiamo indignarci solo quando la tragedia si consuma e un lavoratore perde la vita. Ci sono questioni ben più profonde che non vengono mai affrontate:

  • Sicurezza sui mezzi: troppi rider sfrecciano su mezzi non omologati, spesso in condizioni precarie, mettendo a rischio la propria vita e quella degli altri.

  • Impatto sulla salute: nessuno si preoccupa delle conseguenze a lungo termine sul corpo e sulla mente dei lavoratori. Le continue vibrazioni, la postura, il sovraccarico fisico, l'isolamento e la costante connessione digitale sono fattori di rischio che vengono ignorati.


Le applicazioni, nella loro costante ricerca di efficienza, viaggiano spesso al confine della legalità, non garantendo una vera disconnessione o un limite al lavoro. La discussione sulla sicurezza e la prevenzione deve essere seria e onesta, non un'arma da usare per colpire gli avversari politici. Non possiamo permettere che la salute e la vita dei lavoratori diventino un argomento da dibattito televisivo.

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