Mercato a Domicilio "Sostenibile"? L'Ombra dello Sfruttamento si Allunga su Torino
A partire da Maggio, Torino si prepara all'avvio di un nuovo progetto ambizioso: portare la spesa dei mercati direttamente nelle case dei cittadini, il tutto all'insegna della "sostenibilità". L'iniziativa, che gode del benestare del Comune, promette di coniugare la freschezza dei prodotti locali con la comodità della consegna a domicilio, utilizzando mezzi di trasporto a basso impatto ambientale.
Sulla carta, l'idea è allettante: ridurre il traffico veicolare, sostenere i produttori locali e offrire un servizio pratico ai residenti. Tuttavia, dietro questa facciata "green" si cela un'ombra inquietante: quella dello sfruttamento dei rider.
Non è un mistero che il Comune di Torino abbia spesso mostrato una preoccupante indifferenza nei confronti delle problematiche sollevate dai ciclo-fattorini che già operano in città. Le loro richieste di tutele, di condizioni di lavoro dignitose e di compensi equi sono rimaste, troppo spesso, inascoltate. Le denunce sulle pressioni, sui ritmi insostenibili e sulla precarietà contrattuale sono state liquidate con un colpevole "non ci riguarda".
E ora, con l'avvio di questo nuovo progetto, il rischio è che si ripeta lo stesso schema. Chi si occuperà di pedalare tra i banchi del mercato e le case dei torinesi? Con quali mezzi e, soprattutto, a quali condizioni? La "sostenibilità" sbandierata rischia di essere un mero specchietto per le allodole se a farne le spese saranno ancora una volta i lavoratori più fragili della filiera, costretti a sobbarcarsi carichi pesanti e turni estenuanti per salari inadeguati.
Ci chiediamo: è davvero sostenibile un sistema che si basa sullo sfruttamento di una categoria di lavoratori per offrire un servizio "ecologico" ai cittadini? È accettabile che un Comune che si dichiara attento all'ambiente chiuda gli occhi sulle condizioni di chi, materialmente, questa "sostenibilità" la porta avanti, spesso a proprie spese?
L'entusiasmo per un mercato a domicilio "green" rischia di scontrarsi con la dura realtà di uno sfruttamento che non accenna a diminuire. Torino ha l'opportunità di fare diversamente, di dimostrare che la sostenibilità ambientale può e deve andare di pari passo con la sostenibilità sociale. Ma per farlo, è necessario un cambio di rotta radicale da parte delle istituzioni, un impegno concreto a rispondere alle istanze dei rider e a garantire che questo nuovo progetto non si traduca nell'ennesima occasione di sfruttamento legalizzato.
Non possiamo permettere che l'indifferenza continui a pedalare indisturbata per le strade di Torino, lasciando dietro di sé solo fatica e diritti negati. La sostenibilità vera è un concetto che abbraccia l'ambiente e le persone, senza lasciare indietro nessuno. Speriamo che il Comune di Torino, questa volta, voglia ascoltare.
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