Il lato oscuro della "subordinazione unilaterale": Quando il lavoro decide per te

Siamo stanchi. Stanchi di una subordinazione unilaterale che ci imprigiona, rendendo la nostra vita un puzzle impossibile da incastrare. Nonostante i contratti bloccati, siamo costretti a straordinari  con lo spauracchio del provvedimento disciplinare , inghiottiti da un sistema che non tiene conto delle nostre vite.

Immaginate questa scena: il vostro turno sta per finire, avete impegni personali o familiari, magari dovete andare a prendere i vostri figli a scuola, o avete una visita medica prenotata da tempo. Ma all'improvviso, un ordine arriva, e un'applicazione vi costringe a procedere. Vi ritrovate dall'altra parte della città, lontani da casa e dagli impegni che avevate pianificato con cura. I chilometri percorsi, il tempo perso, sono reali, ma non sono la causa principale della nostra indignazione.

Ciò che ci indigna profondamente è l'impossibilità di rispettare gli impegni presi. Abbiamo dato la nostra disponibilità per i turni con una settimana di anticipo, cercando di conciliare lavoro e vita privata. Ma questa "subordinazione unilaterale" calpesta ogni tentativo di organizzazione.

I contratti part-time e poveri, con monte ore ridicoli di 10/20 ore, non aiutano di certo. Come si può costruire una vita, o semplicemente far fronte alle spese, con orari così precari e imprevedibili? Gli impegni personali, dalle visite mediche agli appuntamenti per i figli, diventano ostacoli insormontabili, puniti da un sistema che premia solo la disponibilità assoluta e illimitata.

Questo non è un lamento isolato, ma una voce che si unisce a quella di tanti lavoratori intrappolati in un ingranaggio che macina tempo, energia e dignità. È ora di dire basta.

Cosa ne pensi? Anche tu ti senti intrappolato in questa morsa?




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