La "Guerra" nel Delivery: Un Terrore Strumentale per il Controllo e lo Sfruttamento?


 Siamo abituati a sentir parlare di "guerre" nel settore del delivery: app che si contendono il mercato, strategie aggressive per acquisire quote, il tutto, immancabilmente, a discapito dei lavoratori. Ma se questa narrazione fosse solo una messa in scena? Se la presunta competizione sfrenata non fosse altro che uno strumento per giustificare condizioni lavorative precarie e massimizzare i profitti?


La Complicità Nascosta: Quando la "Guerra" è una Pace Armata

Anni di battaglie mediatiche, di annunci roboanti su nuove acquisizioni e strategie di marketing, ci hanno convinto che il mercato del delivery fosse un far west senza regole, dove solo il più forte sopravvive. Eppure, un recente articolo ha squarciato il velo, denunciando una complicità inconfessabile tra due delle maggiori applicazioni. Una complicità che non era finalizzata a scambiarsi "figurine" o a evitare di "rubarsi" i clienti, ma a qualcosa di ben più grave: a mantenere uno status quo favorevole esclusivamente alle piattaforme, a scapito dei diritti e delle tutele dei rider.

Questa rivelazione getta una luce inquietante sulla presunta "guerra". Non si tratterebbe, in realtà, di una vera e propria competizione, ma di una pace armata, una collusione strategica per evitare che un'applicazione, spinta dalla necessità di attrarre lavoratori, offra condizioni migliori e inneschi una spirale virtuosa per i rider.


"Non Possiamo Dare Più Diritti ai Rider": La Leggenda Smontata

Per anni, abbiamo sentito la frase "non possiamo spingerci a dare più diritti ai rider". Un mantra ripetuto fino allo sfinimento, giustificato con la necessità di rimanere competitivi sul mercato. Ma se la "guerra" è una finzione, allora questa frase non è altro che una menzogna sfacciata.

La verità è ben diversa: non "non possono", ma "non vogliono". Non c'è un'impossibilità economica o strutturale a fornire maggiori tutele. C'è, piuttosto, una chiara e deliberata scelta di non volerlo fare. Perché? Perché le regole che verrebbero con l'acquisizione di maggiori tutele e diritti farebbero sì che l'acqua nei "loro" mulini continui a scorrere. Un'acqua che porta così tanti soldi, profitti così ingenti, da non scalfire minimamente i piani delle varie applicazioni, nemmeno di fronte a multe milionarie.


Il Controllo e lo Sfruttamento: I Veri Obiettivi delle "Guerre" nel Delivery

Le "guerre" nel delivery, quindi, come tutte le "guerre" strumentali, sembrano essere un mezzo per creare terrore e controllo. Terrore nei lavoratori, costretti ad accettare condizioni inique per paura di non trovare alternative. Controllo sul mercato, impedendo che dinamiche di vera concorrenza portino a un miglioramento delle condizioni lavorative.

È ora di smascherare questa farsa. È ora di riconoscere che dietro la retorica della competizione si nasconde una strategia di sfruttamento sistematico.

Autonomi o Subordinati? La Finta Discussione che Divide i Lavoratori del Delivery

È una discussione che si trascina da anni, complessa, sfiancante: i rider sono lavoratori autonomi o subordinati? Un dibattito infinito, alimentato dalla presunta complessità ed eterogeneità di questi lavoratori. Ma se questa discussione, in realtà, fosse solo un'altra strategia delle piattaforme per dividere i lavoratori e continuare a far scorrere fiumi di denaro nelle loro casse?


La Divisione come Strumento di Controllo

La questione dello status legale dei rider è tutt'altro che accademica. Ne va dei loro diritti, delle loro tutele, della loro dignità. Eppure, le piattaforme hanno saputo abilmente sfruttare questa complessità, trasformandola in un'arma. Mantenere aperta la discussione tra "autonomi" e "subordinati" significa mantenere i lavoratori in uno stato di incertezza, di frammentazione.

Questa divisione si salda perfettamente con la narrazione della "guerra immaginaria" tra le app. Se le piattaforme fossero realmente in competizione serrata, avrebbero un incentivo a offrire condizioni migliori per attrarre i rider. Ma, come abbiamo visto, la "guerra" è spesso una farsa. La vera strategia è mantenere i lavoratori disorganizzati e divisi, in modo che non possano rivendicare con forza i loro diritti.


I Mulini delle App e i Fiumi di Denaro

Mentre noi ci arrovelliamo sullo status giuridico dei rider, i mulini delle applicazioni continuano a macinare profitti inarrestabili. Basta guardare le recenti acquisizioni multimilionarie di alcune piattaforme: cifre che farebbero impallidire qualsiasi imprenditore "fisico". Quanti business tradizionali sarebbero riusciti a resistere a sanzioni e multe, continuando a crescere a dismisura?

Il segreto sta nella natura stessa del business del delivery: liquido, quasi intangibile. Non è un caso che si parli di "business liquido": un flusso costante di denaro che scorre incessantemente verso i "soliti ignoti", ovvero i grandi investitori e i vertici delle piattaforme. Questa liquidità permette loro di assorbire facilmente qualsiasi costo, comprese le sanzioni, senza che questo intacchi minimamente la loro capacità di generare profitti smisurati.


Basta Divisioni: Unità per i Diritti

La discussione sullo status dei rider, così come è stata finora impostata, è una cortina fumogena. Serve a distogliere l'attenzione dal vero problema: la mancanza di diritti e tutele per una categoria di lavoratori essenziale. Le piattaforme hanno creato un sistema in cui la loro liquidità e la frammentazione dei lavoratori garantiscono profitti enormi, a scapito della dignità e della sicurezza di chi ogni giorno pedala o guida per le strade.

È tempo di superare questa finta discussione. Non dobbiamo più cadere nella trappola della divisione tra "autonomi" e "subordinati" come strumenti di oppressione. Dobbiamo invece unirci, a prescindere dalle etichette, per rivendicare un unico, grande principio: tutti i lavoratori del delivery meritano diritti, tutele e condizioni di lavoro dignitose. Solo così potremo fermare il fiume di denaro che scorre unicamente a beneficio delle piattaforme e garantire una ripartizione più equa del valore creato.

Non è l'AI che Scrive, ma i Giornali che Riportano Fatti: Smettiamo di Essere Puntini su Uno Schermo!

Siamo inondati di notizie. Acquisizioni milionarie, multe salatissime, profitti stratosferici. Notizie che leggiamo, commentiamo, a volte persino condividiamo. Ma c'è una verità scomoda che spesso ci sfugge: non è un'intelligenza artificiale a generare questi fatti, siamo noi, con le nostre scelte quotidiane, a farli accadere. E questi fatti, puntualmente riportati dai giornali, ci rivelano un sistema che arricchisce sempre i soliti ignoti, lasciando a noi solo le briciole, o peggio, la precarietà.


Il Business Senza Radici: Profitti All'Estero, Precarietà Qui

Il problema non è solo chi si arricchisce, ma dove si arricchisce. Molte delle piattaforme che dominano il panorama del delivery, e non solo, hanno le loro sedi legali all'estero. Questo non è un dettaglio da poco. Significa che i profitti generati dal nostro lavoro, dalle nostre consegne, dalle nostre commissioni, non tornano nel tessuto economico locale. Non contribuiscono alla sanità, all'istruzione, alle infrastrutture del paese in cui operano. Al contrario, lasciano dietro di sé solo precarietà.

Mentre noi ci affanniamo a sbarcare il lunario, con contratti incerti e poche tutele, i fiumi di denaro si riversano in paradisi fiscali o in economie lontane, arricchendo azionisti e dirigenti che non vedremo mai. È un sistema che succhia via la linfa vitale dalle comunità in cui opera, senza restituire nulla in termini di benessere sociale o sviluppo economico.


Da "Puntini su Uno Schermo" a Parte Integrante del Sistema

Per troppo tempo ci siamo sentiti, e siamo stati trattati, come "puntini su uno schermo". Niente più che dati, statistiche, numeri da manipolare per massimizzare l'efficienza e il profitto. Ma è ora di smettere di essere spettatori passivi di questo gioco. Dobbiamo prendere coscienza che siamo parte integrante di un sistema. Un sistema che, senza di noi, semplicemente non esisterebbe.

Sono le nostre consegne, il nostro sudore, il nostro tempo a generare quei fatturati milionari di cui leggiamo sui giornali. Non siamo clienti, non siamo semplici utenti: siamo i produttori di valore. E come tali, dovremmo avere voce in capitolo sulla distribuzione di quel valore.


È Tempo di Agire, Non Solo di Leggere

La narrazione mediatica, seppur utile nel riportare i fatti, rischia di tenerci in una posizione di passività. Leggiamo delle multe, delle acquisizioni, delle strategie, ma poi? Poi torniamo alle nostre vite precarie, accettando uno status quo che ci danneggia.

Dobbiamo iniziare a pensare in modo diverso. Non possiamo più permetterci di essere solo i soggetti delle notizie, ma dobbiamo diventare i protagonisti del cambiamento. Questo significa non solo denunciare, ma anche organizzarsi, rivendicare, e forse, persino boicottare le piattaforme che sfruttano questo modello.

La consapevolezza che non è un'AI a dettare le regole, ma persone in carne e ossa che perseguono i propri interessi economici, deve spingerci all'azione. Non siamo puntini, siamo persone. E come persone, abbiamo il diritto di chiedere un ritorno economico e sociale equo nel luogo in cui viviamo e lavoriamo.

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