L'Algoritmo Che ci Ruba il Salario: La Dura Realtà dei Rider
Siamo stanchi della solita filastrocca. Quella che recita che "l'algoritmo non è programmabile", una serie di codici calati dal cielo da un'entità suprema e intoccabile. Bene, noi a questa storia non ci abbiamo mai creduto. E la nostra esperienza quotidiana, fatta di chilometri macinati e diritti calpestati, ci dà ragione.
Siamo rider, lavoratori autonomi,subordinati eppure siamo alla mercé di un sistema che sembra non tenere in alcun conto la nostra realtà. Parliamo delle applicazioni di delivery che, ancora una volta, dimostrano di ignorare completamente l'uso dei mezzi e la compatibilità con le zone di consegna.
Mezzi Inadeguati, Zone Inappropriate: Un Paradosso Quotidiano
È un'assurdità veder sfrecciare mezzi muscolari o elettrici nelle periferie più estreme delle città, costretti a coprire distanze immense, mentre scooter e auto si muovono agilmente nel centro, spesso violando zone a traffico limitato o addirittura non consentite. Questa disparità non solo rende il nostro lavoro insostenibile, ma crea anche inefficienze nella consegna per il cliente.
Abbiamo chiesto più e più volte alle piattaforme di delivery di delineare le zone prendendo in considerazione il tipo di mezzo. Non si tratta solo di rendere il lavoro più equo per noi rider, ma di ottimizzare l'intero processo di consegna. Immaginate: un rider in bicicletta per le vie del centro storico, e un rider in scooter per le consegne più lontane. Sembra logico, vero? Ma per l'algoritmo, evidentemente, non lo è.
Deliveroo e Glovo: Stesse Storie, Nuove Ingusitizie
Prendiamo Deliveroo: dopo due riassegnazioni consecutive, magari perché la zona di consegna è irraggiungibile per il mezzo che abbiamo, ci disconnette. E questo nonostante continuano a ribadire la nostra natura di lavoratori autonomi! Una disconnessione che si traduce in mancato guadagno, in un danno economico diretto, imposto da un "algoritmo" che non comprende (o non vuole comprendere) le reali difficoltà sul campo.
E poi c'è il freelogin di Glovo. Data la flotta di rider più ampia e gli ordini che, in certi orari, non riescono a soddisfare tutti, siamo costretti ad accettare qualsiasi cosa. Questo ci spinge, troppo spesso, a violare il codice della strada. Non è solo un sistema che penalizza noi lavoratori; è un meccanismo che, alimentando l'ansia e la necessità di accettare ogni ordine per sbarcare il lunario, ci porta a infrangere le regole, con conseguenze non solo economiche, ma anche di sicurezza.
Diventiamo un pericolo per noi stessi e per gli altri utenti della strada. L'algoritmo, in questo caso, non è solo "non programmabile", ma sembra quasi programmato per mettere a rischio la nostra incolumità.
La Rivincita dei Rider: Quando l'Algoritmo Tradisce la Sostenibilità
Le piattaforme di food delivery sono nate, in parte, cavalcando l'onda verde: consegne veloci, spesso in bicicletta, un vanto per città più sostenibili e meno inquinate. Ma questa narrazione idilliaca si sta sgretolando di fronte alla dura realtà degli algoritmi, che sembrano favorire la velocità a scapito dell'ecologia e dell'equità per i rider. È tempo di una "Riovendicazione" dei princìpi originari.
Quando la Bicicletta Diventa uno Svantaggio
Quella che un tempo era la colonna portante del delivery "green" – la bicicletta – sta diventando un ostacolo per molti rider. Gli algoritmi, programmati per massimizzare l'efficienza e ridurre i tempi di consegna, penalizzano i mezzi più lenti.
Prendiamo il caso di Deliveroo: i rider registrati con mezzi muscolari si trovano spesso a ricevere un numero significativamente inferiore di ordini rispetto ai colleghi motorizzati. La velocità di consegna diventa il metro di giudizio principale, spingendo i rider a optare per scooter o moto, annullando di fatto il beneficio ambientale della bicicletta.
Anche Glovo contribuisce a questo fenomeno, ampliando sempre più il raggio di consegna. Percorrere distanze maggiori in tempi brevi diventa una necessità, rendendo la bicicletta inadeguata e spingendo i rider verso mezzi a motore per restare competitivi.
La Discriminazione Silenziosa dei Subordinati
Non solo i liberi professionisti sono colpiti. Anche per i rider subordinati, la preferenza per i mezzi motorizzati è evidente. Sembra che le candidature per chi possiede un mezzo a motore siano favorite, creando una discriminazione silenziosa che allontana chi vorrebbe lavorare in modo più sostenibile.
Controlli Inesistenti e Confusione Dilagante
Il problema non si limita alla preferenza per i mezzi motorizzati. La superficialità con cui le piattaforme gestiscono alcuni aspetti è allarmante. Non solo la velocità è premiata senza un adeguato controllo sull'idoneità dei mezzi utilizzati, ma vi è anche una grave lacuna nella verifica dei documenti.
Siamo di fronte a una confusione totale: non si controlla se un mezzo motorizzato o elettrico sia effettivamente idoneo alla circolazione, né se i documenti di guida caricati dai rider siano autentici. Questo mette a rischio non solo i rider, ma anche gli altri utenti della strada e la reputazione stessa delle piattaforme.
Benefici Solo per gli "Imprenditori 2.0"
Tutto questo si traduce in un unico, desolante risultato: i benefici ricadono esclusivamente sugli "imprenditori 2.0" delle piattaforme. La ricerca ossessiva della velocità e dell'efficienza, unita alla scarsa attenzione per la sostenibilità e la sicurezza dei lavoratori, crea un sistema che massimizza i profitti a discapito di tutti gli altri.
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